Immigrazione, differenze tra Italia e Canada.
- Andrea Boi
- 21 mag 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 21 ago 2023

Il Canada ha bisogno di migranti, ha bisogno di voi. Iniziamo così questo articolo che definirei quasi off-topic o borderline. Non è mia intenzione elogiare o criticare le politiche adottate dai paesi in tema di immigrazione. Per essere più chiari, non abbiamo bisogno di riempire una pagina del nostro Blog, ma consentitemi alcune riflessioni. Nello specifico, in questa sede, vorrei soffermarmi ad analizzare le differenze dei modelli Italia e Canada dal punto di vista del discorso immigrazione. Il mondo sta cambiando, frase fatta certamente ma io credo fermamente che una qualunque politica, qualunque decisione presa da chi ci governa, debba essere un riflesso del mondo in cui viviamo. Non basta fare proclami per governare i paesi del domani, serve programmare consapevolmente e pragmaticamente.
Da poco leggevo della natalità in Italia. Non si fanno più figli e le ragioni sono innumerevoli. Non esiste una politica a supporto della famiglia e questo è un dato di fatto, ma le famiglie sono cambiate, non sono più quelle "tradizionali" che abbiamo visto fino a ieri, ovvero, sono qualcosa di diverso. Si può essere famiglia anche vivendo da soli. Non mi riferisco, ovviamente al Canada o all'Italia, semmai mi interessa capire come i due paesi stiano affrontando questo nuovo modello e le eventuali complicazioni derivanti da esso. Dicevamo della natalità. In Italia nascono sempre meno bambini. Nel 2020, appena 7.2 per ogni 1000 abitanti. Pochi molti, non esiste un numero perfetto perché diciamocela tutta, nessuno può obbligare a mettere al mondo dei figli. Tuttavia, il numero in se desta preoccupazioni soprattutto se si considera il modello sociale adottato dal dopoguerra ad oggi.
In Canada nascono circa 10.2 persone ogni 1000 abitanti. Un numero più alto sicuramente ma pur sempre basso se si considera il trend degli ultimi 50 anni. Ma il modello Canadese è un modello diverso e adesso vi spiego in cosa è diverso e come, a differenza del modello Italia, si arriva a compensare le conseguenze sociali di un tasso di natalità in caduta libera. Iniziamo dal numero complessivo di abitanti. La popolazione italiana continua a diminuire, l'età media ad aumentare e la mancanza di pianificazione e di politiche che siano orientate a governare il cambiamento destano, in me sicuramente, grande preoccupazione per il futuro avvenire del paese. In Italia vivono poco meno di 59 milioni di abitanti con un trend negativo che si sussegue da parecchio tempo. Se continua di questo passo nei prossimi cinquant'anni si andrà ben sotto i 50 milioni.
Il Canada invece, nonostante il calo della natalità, la popolazione continua, seppur di poco ad incrementare, anno dopo anno. La popolazione canadese a oggi è di circa 38.388.000 abitanti con una crescita dello 0.82 percento rispetto all'anno passato. Tra meno di trent'anni la popolazione supererà probabilmente i 45.000.000 di abitanti e allora il dubbio sorge spontaneo. Che cosa c'è che non funziona nel modello italiano? Perché vedete, qui non si tratta solo di popolazione ma di come questa popolazione è composta. Canada e Italia hanno entrambi un problema di età media. Non ci vuole alcuna genialità per capire che quando la natalità diminuisce e l'aspettativa media di vita aumenta sorgono problemi che vanno ben oltre i numeri in se. Se infatti non compensiamo il calo della natalità, pur accettando il nuovo modello di famiglia, assumendo un nuovo modello di mobilità tra i paesi, che serva proprio a compensare il declino e l'invecchiamento della popolazione nativa, si è inesorabilmente destinati ad un futuro incerto e difficile.
L'Italia sta programmando la sua disfatta sociale. Non esiste alcuna politica, almeno fra quelle adottate fino a oggi, che sia riuscita a trovare le contromisure al disastro sociale a cui si andrà incontro tra non molto tempo. Le differenze tra i due paesi, simili per molti versi, la fanno proprio le politiche adottate sull'immigrazione. Ma il Canada ha anticorpi che vanno oltre l'accoglienza e la programmazione necessarie per fare arrivare nuovi migranti. Guardate bene al modello canadese, perché accogliere non vuol dire "riempire" senza alcuna logica. I nuovi migranti vengono per lavorare e vengono messi in condizioni di farlo perché senza un'accoglienza intelligente il modello in se non potrebbe sopravvivere. I canadesi sono accoglienti, si certamente ma fino a un certo punto. L'accoglienza è di facciata perché un migrante ha un valore economico non indifferente. Infatti, oltre a portare forza lavoro, porta capitali e investimenti e nuova spesa e questo, ovunque, innesta un volano di crescita necessario, soprattutto in paesi con un lento e costante declino di nascite. Il Canada ha anche un altro vantaggio. Il sistema pensionistico non è a carico dello stato o meglio lo è solamente in parte. Solamente il 25% del reddito da pensione deriva dallo stato, la differenza la devono coprire i lavoratori, attraverso contributi e accantonamenti volontari, personali e da parte delle aziende per cui lavorano. Per saperne di più vi invito a leggere questo articolo.
Se leggete dall'Italia capirete bene che il modello Canada funziona per diversi motivi e all'opposto nulla viene fatto perché il modello Italia, quello da me menzionato poc'anzi, possa sopravvivere, almeno che se non si cambino realmente le cose. La salvezza è comunque a portata di mano anche per i paesi come l'Italia. La salvezza può arrivare iniziando col rivedere le politiche sull'immigrazione. Programmare nuovi arrivi, ad iniziare dagli skilled worker aiutandoli e stimolandoli a scegliere il bel paese come meta di vita. Incentivare inoltre gli arrivi degli studenti internazionali, abbiamo ottime università, molte di queste non hanno nulla da invidiare a quelle presenti in Canada, in UK o negli States.
Cambiare le cose e programmare il futuro significa anche rivedere la spesa sociale perché è evidentemente insostenibile un sistema fatto di contribuiti e sostegni che nulla hanno a che vedere con la crescita della produttività e che semmai incentivano lo stare a casa senza fare niente. Ecco, i rimedi ci sarebbero ma la mia paura è che nessuno o che solamente in pochi siano realmente disposti a volerli adottare. Il perché non lo conosco o probabilmente dovrei fare delle ipotesi che andrebbero ben oltre lo scopo di questo articolo. Quando si cercano risposte bisogna saperle trovare, alcune sarebbero veramente molto semplici, ad esempio basterebbe copiare i modelli di sviluppo che funzionano ma qui, quando si parla di Italia, l'autoreferenzialità, soprattutto quella dei dinosauri della politica e dei burocrati, veri padroni dell'Italia, diventa semmai d'obbligo e motivo di vanto.
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