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Wind Chill e temperature reale, facciamo chiarezza.



Wind Chill in Canada.

Sebbene il mio Blog non si occupi di meteorologia appare indubbio che quando si parla di Canada, un paese noto per i suoi rigori invernali, parlare di temperature sia una prassi quasi giornaliera. Per giunta, avendo un trascorso come scrittore freelance di articoli di meteorologia, ebbene si adesso lo sapete, e avendo per anni gestito due stazioni meteorologiche, in me ogni tanto riecheggia la passione per le discussioni che riguardano appunto i fenomeni dell'atmosfera. Parlare di temperature pertanto è una mia ossessione e da canadese, non posso esimermi da guardare tutti giorni le previsioni del tempo, anzi, spesso le previsioni amo farmele da me.


Ma torniamo all'oggetto di questo contenuto. Chi vive in Canada sa bene che i canali che fanno le previsioni meteo così come le tante applicazioni che usiamo giornalmente nel telefonino parlino di due tipi di temperature, quella reale e quella percepita oppure ancora meglio temperatura da Wind Chill. Ecco facciamo maggiore chiarezza sul perché si sia arrivati a questo distinguo e quanto sia opportuno realmente, e mi riferisco alla vita di tutti i giorni, fare questo distinguo. Quando si parla di Wind Chill ci si riferisce alla temperatura percepita dal corpo e determinata dalla combinazione della temperatura reale e del vento. Il Wind Chill altro non è che il parente stretto dell'indice di calore, un altro parametro indicato per evidenziare non tanto le temperature realmente registrate quanto quelle sperimentate dalle persone. E' proprio quest'ultima frase che dovrebbe portarci a fare un breve accenno storico, ovvero a risalire a quelli che sono i motivi che hanno portato i meteorologi e non solo a parlare di effetto vento, pur trascurandone talvolta le metodologie adottate per arrivare a parametrizzare queste percezioni di caldo e freddo. Ma non voglio uscire fuori tema. Vi basti soltanto sapere che il Wind Chill è nato da una sperimentazione avvenuta in Antartide.


Nel 1945, due esploratori americani, Paul Siple e Charles Passel, vollero misurare come il vento potesse contribuire ad una maggiore dispersione del calore. Per farlo fecero un esperimento, appesero un contenitore piano di acqua calda e misurarono il tempo richiesto affinché avvenisse il suo completo congelamento. Facendo così realizzarono di come questo congelamento avvenisse più velocemente a seconda della velocità del vento. Questo è il motivo che sta appunto alla base del Wind Chill, verificare in che modo l'effetto del vento possa aumentare la dispersione di calore in questo caso da un corpo umano. Ma torniamo al nostro Canada. Dagli inizi degli anni '70 i meteorologi canadesi hanno iniziato ad introdurre quest'unità di misura nelle loro previsioni giornaliere e pertanto chi vive in Canada sentirà spesso parlare di temperature reale e di "feels like".


Nella storia più recente, mi riferisco agli anni 2.000 vennero presi dei nuovi accorgimenti di calcolo, quelli che sono in uso anche oggi, infatti, il metodo adottato dai due esploratori erano scientificamente inesatti. Ma arriviamo al dunque di codesto tanto amato quanto odiato parametro. La nuova formula doveva partire da un presupposto differente al quale si arrivo per il tramite di un nuovo esperimento. In sostanza si presero dei volontari ai quali venne attaccato da prima un sensore sul volto, con lo scopo appunto di misurare la dispersione di calore, che vennero fatti camminare su di un tapis rulant all'interno di una galleria con il vento viaggiante alla velocità di 5 piedi.


A questo punto, quando tutti hanno immaginato che la discussione sulla formula da utilizzare dovesse essere considerata chiusa, altri meteorologi e canali meteo/portali online hanno introdotto le loro formule personalizzate. Questo fenomeno anziché esaurirsi negli anni ha solamente prodotto ulteriore confusione. D'altronde, la questione iniziale poteva essere semplice ovvero, conoscere la temperatura, appunto percepita, in una data località considerata una certa temperatura reale ed una certa velocità del vento. L'inesistenza di un algoritmo che dia certezza a questo valore discutibilissimo sta alla base di chi lo critica senza mezze misure, io in primis. La soggettività dell'esperimento è il motivo per i quali tantissimi meteorologi e utenti non credono o quanto meno non consideri affidabile il famoso Wind Chill o effetto vento.


La parametrizzazione di questo valore, tra le altre obiezioni, non può inoltre avvenire se non considerando alcune circostanze assolutamente soggettive, che ad esempio, dovrebbero includere non soltanto il fisico e la costituzione del soggetto in questione ma soprattutto la zona soggetta al rilevamento. Il Wind Chill, infatti, ha senso quando misurato in uno spazio aperto, meno se si parla di temperature percepite all'interno di zone altamente urbanizzate, dove, grattacieli in primis, e altri edifici, smorzerebbero non di poco l'effetto del vento sul corpo umano.


Allora, amici miei, perché in Canada si adotta questo valore? Le ragioni, come già detto, sono storiche. Il Canada è un gemello diverso degli Stati Uniti e allora, alcune misure adottate negli USA sono talvolta adottate anche in Canada. La sensazione crescente negli anni è stata quella di volersi avvalere di misure che appunto parlano di valori percepiti con il solo scopo di aumentare la portata della comunicazione stessa ricorrendo al sensazionalismo, pane quotidiano della nostra società. I media si avvalgono molto spesso di questo metodo e l'estremizzazione delle temperature aiuta a generare engagement soprattutto nei confronti di chi ignora la materia, oserei dire, la quasi totalità delle persone.


Allora esiste il Wind Chill, certamente esiste e la sua valenza ha un certo grado di valore. Se abbia senso farlo diventare attore principale nella comunicazione, credo assolutamente no, d'altronde chi potrebbe sentire o disperdere calore allo stesso modo di un'altra persona. Giusto pertanto parlare di effetto vento, meno giusto ricorrere ad una sua parametrizzazione assoluta.





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