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Un'intervista speciale.


Andrea Boi

Una buona intervista perché fatta da giovani e per i giovani. Io non essendolo più non posso che nutrire la speranza e auspicare che le nuove generazioni possono fare le scelte più giuste per il loro futuro. Amici del Blog inizia così l'articolo di oggi. Qualche tempo fa, e più precisamente durante la mia vacanza italiana, sono stato contattato da un mio lettore anzi amico, perché le amicizie nascono per affinità e non solo per la storia vissuta assieme, che mi ha riferito di essere stato intervistato da due scuole sarde per una ricerca interna avente per oggetto gli immigrati sardi nel mondo. In questo caso l'obbiettivo della ricerca era quella di raccogliere le esperienze di vita dei Sardi che avevano appunto scelto di immigrare in Canada. Un'intervista speciale e vi spiego il perché.


Ho immediatamente offerto la mia disponibilità perché mi piace raccontare, raccontarmi ma soprattutto aiutare il prossimo, rendendolo più consapevole delle diversità e di come funziona il mondo quando si vive lontani da "casa". Se poi il prossimo sono ragazzi del quarto anno del liceo, loro che si avvicinano all'età delle scelte, quelle che magari condizioneranno la propria vita, allora la disponibilità è ancora maggiore. Che cosa c'è infatti di più bello che raccontare il proprio punto di vista con la speranza che possa essere di aiuto a qualcuno, specie se un tuo conterraneo.


Le domande hanno riguardato la mia esperienza in Canada, i motivi che mi hanno spinto a scegliere di immigrare in questo paese. Ho raccontato con semplicità ed onestà il mio percorsi nel grande nord e il perché della mia scelta. E' stato, si lo ammetto, un bel salto nel passato perché chi mi legge e mi ascolta da tempo, sa bene che la mia avventura non è iniziata nel 2017 ma ben prima. Sono stato catapultato nel mio periodo universitario, mi hanno fatto ricordare le dinamiche che mi hanno portato a prendere la decisione di aprirmi ad un'avventura professionale in questa grande Nazione. I primi tempi e le grandi difficoltà a cui tutti i migranti, me incluso, si sono ritrovati ad affrontare, non mi hanno impedito di creare nuovi legami e di costruire delle fondamenta forti per me e la mia famiglia.


Spesso chi immigra in un paese cerca l'italianità a tutti i costi, restare attaccati alle tradizioni può essere una barriera importante per inserirsi in una nuova Nazione e così io ho volutamente scelto di non farlo. Ho spiegato, dietro una domanda diretta, di non essere mai entrato a far parte di nessun circolo. Ho raccontato di come l'amore per la mia terra natia sia rimasto inalterato e come questo mi abbia aiutato a consolidare l'amore che nutrivo per la mia seconda Patria, il Canada. Chi arriva qui lo sa bene, la nostalgia può essere un limite invalicabile e per quanto la sofferenza aiuti a rafforzare il carattere, spesso, attaccarsi troppo alle proprie radici, ci sbarra la strada al successo, al volersi e doversi realizzare per noi stessi e per la nostra famiglia.


La cucine, le abitudini e tutti i ricordi contribuiscono inevitabilmente a creare fondamenta solide, quelle su cui si poggiano le nostre idee e il nostro essere uomini e donne ma non possono diventare una faro assoluto per aiutarci ad avere un approdo sicuro. Quando si naviga in acque sconosciute si deve avere il coraggio di assaporare le onde e farsi accarezzare i capelli dal vento della ricerca, quella che potrebbe portarci a diversi percorsi e non tutti alle volte possono essere favorevoli. Non lo sono stati neanche per me e per la mia famiglia ma è indubbio che lo siano stati per creare l'uomo che sono diventato oggi.



Panorami canadesi.

Il Canada è cambiato e così ho parlato dei nuovi migranti e di quello che spesso si rivela un limite per il loro inserimento. Andare all'estero non vuol dire per forza trovare il successo perché quello nasce nei nostri sogni più profondi e trova il sostegno nel nostro impegno e nella nostra volontà di riuscire, di sconfiggere le paure e le insicurezze. Ho parlato di quanto sia importante programmare il proprio futuro piuttosto che farsi prendere da decisioni gettate e dettate da apparenze che a 7.000 chilometri di distanza spesso sfuggono e danno un'idea di paese molto diversa da quella reale. Ma forse è anche questo il bello dell'avventura.


Ciao amici italiani, mi auguro che questa intervista sia stata di aiuto e non solo per voi ma per chi come voi e come me tanti anni fa cercava delle risposte, un aiuto per prendere ed affrontare scelte difficili come quelle di cambiare paese. Alla prossima e carpe diem.



 
 
 

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